Prime Esperienze
Io volevo imparare ad andare con le donne

12.07.2025 |
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"Il cazzo di zio ormai era durissimo ed il mio pistolino pure era duro, ma fui contento di essere al buio, mi sarei vergognato se Zi Berto avesse visto quanto piccolo era il mio attributo da circa..."
Fin dai primi anni delle elementari, forse anche prima, parlavo di fidanzatine con i miei amichetti.Non sapevo esattamente cosa fosse una fidanzata, né lo sapevano con precisione i miei coetanei.
Io pensavo fosse la bambina più amica delle altre.
Siccome non avevo bambine amiche, con molta disinvoltura e naturalezza, dicevo a tutti che la mia fidanzata era Attilio, il bambino con il quale giocavo più spesso.
Gli adulti ridevano.
Poi una persona, non mi ricordo se fu la maestra o mia madre, mi spiegò che si poteva essere fidanzati solo se appartenenti a sessi diversi, cioè solo tra uomini e donne, non due dello stesso sesso, tra i quali, mi dissero, ci poteva essere solo amicizia.
Per questo quando mi chiedevano se avevo una fidanzata cominciai a rispondere “No, preferisco avere l'amico; il mio si chiama Attilio”.
Ancora ci furono persone che ridevano.
Mio zio Alberto no, non rise. Anzi mi guardò con una espressione severa, come se fosse già adulto.
Nonostante fosse mio zio era invece un ragazzino pure lui, aveva comunque il circa il doppio dei miei sei o sette anni. Frequentava le medie, mi pare fosse già all'ultimo anno: dei rapporti uomo-donna ne sapeva molto più di me.
Senza neppure ipotizzare che mi esprimevo in quel modo perché di sesso non ne capivo nulla, si prese la briga di spiegarmi le cose prima che io mi ponessi domande sulla questione sessuale.
Non ricordo esattamente le parole che usò.
Per quel poco che ricordo, valutando con la mia mentalità di oggi le cose che mi disse allora, probabilmente dovrei riconoscergli il merito d'avermi parlato con parole semplici e chiare. In realtà all'epoca non trovai affatto facile capirlo, soprattutto rimasi fortemente colpito dal fatto che quelli che si fidanzano, di norma dopo avrebbero dovuto sposarsi e che sarebbe stato bene fare certe cose solo da sposati.
“Certe cose, quali? Cosa per esempio?”
“Quelle cose?”
“Cioè? Quali? Cucinare, forse? Lavare? Cosa di preciso?”
“Ahhh! Ma allora non sai proprio niente?! C'è una cosa che si fa tra uomini e donne, un qualcosa che si dovrebbe fare solo dopo sposati ma in realtà lo fanno tutti, sposati e non. Si chiama sesso e si fa unendo il pisello dell'uomo con la patatina della donna.”
“Ma che mi prendi per scemo? Cos'è, un minestrone?”
“Stupido: il pisello è quello col quale tu pisci e va messo dentro la cosina con la quale fanno la piscia le donne e che si chiama patatina”
“Che schifo”
“Non credo proprio. Comunque è una cosa che fanno tutte le persone sposate, quelle fidanzate e quelli che hanno l' amante, o come si dice l'amica. Capisci ora perché la gente ride quando dici che la tua fidanzata è Attilio o che Attilio è il tuo amico? Perché non può essere. Nessuno di voi due ha la patatina, nessuno di voi due potrebbe ficcare il proprio pisello nell'altro. Perciò stai attento quando parli e non farti ridere in faccia. Se le cose non le sai, chiedile a me e te le spiego io”
In effetti, crescendo, cominciai a capire le cose anch'io e comunque lo zio Alberto, che io però chiamavo Zi Berto, su mia richiesta mi spiegò molte cose. Quando io sentivo dire qualcosa di nuovo dai miei compagni subito andavo a chiedere a Zi Berto se potesse essere vero e mi facevo spiegare meglio lae cose. In fondo sei anni di più sono sempre sei anni. Io ero bambino lui ragazzino, poi io ragazzo lui adolescente, quando fui adolescente io lui era già giovincello, sempre abbastanza davanti a me stava come preparazione.
Grazie a lui sapevo abbastanza: di certo più degli altri miei coetanei.
Sui dodici anni cominciai a provare le prime attrazioni verso le femminucce. Per una mia compagna di scuola in particolare: Eliana; ricambiava i miei sorrisi, accettava la mia compagnia.
Quando mi avvicinavo a lei con la scusa di leggere qualcosa sul suo libro o sbirciare il suo compito di matematica, mi faceva arrivare fino allo stringermi a lei, anzi spesso avvertivo una contro-pressione, come se pure lei volesse stringersi a me. Questo faceva indurire molto il mio pisellino che allora cominciava a crescere. Era molto piacevole, ma non sapevo come comportarmi. Andai a chiedere consigli a Zi Berto.
Prima di rispondere alla mia semplice domanda “Come faccio a dirle che mi piace?”, mi subissò lui di domande: “Quant'è grande?... Ha già le tettine?... Glie le hai mai sfiorate?... Eccetera. Eccetera”
Parlando spalancava gli occhi, il suo colorito diventava paonazzo e si toccava spesso tra le gambe. Ormai non ero più l'ingenuo di sei anni e capivo che gli si induriva il pisello parlando di quelle cose. Non ci voleva neanche una grande intelligenza, si vedeva da sopra i pantaloni e dal fatto he quando stringeva le dita afferrava ben più della sola stoffa dei calzoni.
Mi rispondeva premettendo “Se fossi in te...”, ma proseguiva con ipotesi esagerate.
Io non sapevo come dire ad Eliana se voleva essere la mia fidanzatina e zio Alberto invece si proiettava molto oltre con, per esempio:”Se io fossi in te la prenderei di petto, la tirerei a me per sentire i suoi seni sul mio petto, le terrei le braccia intorno al collo, in modo da baciarla ficcandole la lingua nella bocca. Le metterei le mani sotto le gonne, le toccherei la passerina, prima di fuori, poi ci infilerei anche un dito dentro, le abbasserai le mutande, mi aprirei i calzoni, tirerei fuori il mio cazzo...”
“O Zi Berto dovresti avere cento mani per fare tutte queste cose contemporaneamente”
E lui, senza scomporsi, anzi toccandosi senza più alcun ritegno: “Si fa, si fa, si può fare. Un vero uomo quando la donna sta al gioco fa questo ed altro, tutti lo fanno”
Ammetto che arrivavo ad un punto tale da non sapere più neppure io se ero più desideroso dei suoi consigli sul come procedere con Eliana o più desideroso di vedere quanto era grande e duro il suo attributo che lui martirizzava con la mano da sopra i vestiti.
Più d'una volta ho avvertito un remoto istinto, di curiosità e desiderio fusi insieme, di andare a toccare io la parte che lui si toccava.
Le sue complesse fantasie esternate con la premessa del “Se fossi io” ed il suo affermare che erano cose non solo fattibili ma da tutti praticate anziché essermi d'aiuto mi inibivano, in fondo avevo solo una decina d'anni o poco più (al massimo ne potevo avere dodici).
Per non fare la figura dell'incapace con Eliana finivo con il non fare nulla. Quando lei si veniva a stringere contro, il pisello mi si induriva e cercavo di mettermi, per quanto possibile, a contato con il suo corpo, mi stropicciavo un poco ma oltre non andavo. Se mi sorrideva le sorridevo, non facevo di più: eppure la voglia di toccarle il piccolo petto che cominciava appena appena a crescerle o carezzarle le cosce, in me era fortissima.
Mi frenai troppo, tanto che lei si stufò della mia scarsa intraprendenza e l'ultima volta che si lasciò avvicinare fino a poterle strofinare il mio corpo contro il suo mi disse: “Ma che per caso sei frocio?”
Andai a chiedere a Zi Berto “Che significa essere frocio?”
“E che cazzo, manco questo sai? Frocio è quello al quale non gli piacciono le donne e preferisce fare sesso con gli uomini”
“Fare sesso con gli uomini? E come fa? Mica ha la passerina!? Tu mi prendi in giro”
“Svegliati bamboccio! Ce ne sono di buchi sul corpo, guarda uno è questo” mi disse chiudendo, senza stringerle, le dita della mano destra, facendo toccare la punta del pollice con quella dell'indice, e poi muovendo la mano su e giù. Non ero proprio a digiuno, riconobbi il gesto della masturbazione anche se io non usavo ancora l'intera mano ma solo tre dita per toccarmi. Non arrivavo ancora all'eiaculazione, ma, come dicevamo tra ragazzini, al “dolce” cioè un intenso e piacevolissimo formicolio.
Offeso per il bamboccio con il quale mi aveva apostrofato, feci il saputello: “Allora tutti sono froci, perché tutti si fanno le seghe”
“Gli uomini lo fanno a se stessi, i froci agli altri uomini. Ti è chiaro adesso? Magari non usano solo la mano ma, ...e dai..., ma ti devo insegnare proprio tutto io? I froci si fanno scopare nel culo, succhiamo il cazzo degli altri con la bocca. Ah quante ne fanno quei zozzoni tra di loro! E quanti ce ne sono in giro! Magari sembrano uomini maschi invece, poi, sotto, sotto,...”
Fu questo il momento in cui entrai nella confusione generale in materia di sessualità. Persino Eliana si offuscò nelle mie fantasie per fare spazio all'immaginare uomini che fanno sesso con altri uomini.
Ci pensai per un giorno intero poi presi una grande decisione. Non del tutto liberamente, le circostanze furono molto complici.
La sera, era un sabato, eravamo ospiti a cena dai nonni materni, quindi a casa dello zio Alberto. Fu lì che mi venne l'idea, secondo me geniale: dopo cena, quando Zi Berto uscì per ritrovarsi con i suoi amici, io chiesi ai miei se potevo fermarmi a dormire dai nonni. Non lo facevo più da anni.
Per essere sincero mi sarei aspettato qualche obiezione dai miei genitori che invece, considerando che era sabato e l'indomani non avevo scuola, non fecero una piega; per contro mi meravigliò la perplessità di mia nonna la quale mi fece notare, come se per me fosse stato un disagio, che avrei dovuto condividere la stanza con Zi Berto, occupando il letto di riserva, perché il divano nuovo, a differenza del precedente sul quale avevo dormito in passato, non era trasformabile in letto.
Era proprio quello il mio scopo: farmi trovare in camera da Zi Berto nella sua stanza quando sarebbe rientrato dopo la serata con gli amici, avevo una proposta da fargli.
Io volevo imparare ad andare con le donne e l'esperienza con Eliana dimostrava che non ero preparato abbastanza. Ero disposto a farmi insegnare non più solo a parole le cose da Zi Berto, ma volevo fare esercitazioni pratiche. Come? Semplice! Io per una notte sarei stato quasi come un frocio, facendo più o meno la parte della donna e lo zio Alberto avrebbe dovuto insegnarmi concretamente cosa e come fare.
Non partecipai minimamente ai discorsi di famiglia quella sera, distratto com'ero dai miei propositi.
Quando mio padre si accorse del mio estraniarmi, me ne chiese la ragione ed io dissi semplicemente che avevo sonno e di volere andare subito a letto. In realtà da solo, nel letto, fantasticai tanto e mi masturbai alla mia maniera, con tre dita soltanto, blandamente, senza eccessiva concentrazione, tanto pensavo più al dopo che al momento, però il mio pistolino era ben dritto.
Zi Berto non rientrò molto tardi. Io ero ancora sveglio. Si sorprese di vedermi dormire nella sua stanza perché lui era già uscito quando io avevo chiesto di poter restare.
Io avrei voluto dirgli subito il motivo per cui ero li, ma non ebbi il coraggio. Non so cosa fosse, ma qualcosa bloccava sul nascere le parole che avrei voluto dirgli.
Intanto però lo vidi spogliarsi, valutando la sua piacevolezza come uomo. Diamine se era bello Zi Berto! Con i suoi circa diciotto anni aveva ormai fattezze da adulto, cosce possenti, spalle larghe, peluria sulle gambe, un ciuffetto anche sul petto e che rigoglioso malloppo tra le cosce, ben evidenziato dai particolari slip elasticizzati, molto aderenti.
Come se fosse scontato che avremmo combinato qualcosa durante la notte mi ritenni fortunato di poter fare esperienza con uno zio così giovane e bello, e già pregustai il piacere di poter accarezzare quel corpo, toccare quel pacco. La mia eccitazione, specie quella psicologica arrivò a livelli elevatissimi.
Appena lui spense la luce, subito sparì anche il mio blocco interiore che mi aveva impedito di dire, fino a quel momento, cosa volevo. Al buio fu invece facilissimo.
Subito gli dissi: “Zi Berto ti devo chiedere una cosa: ma è vera la storia che mi hai detto sui froci? Cioè davvero ci sono uomini che fanno sesso con altri uomini?”
“Certo che è vero! Ti ho mai detto balle io?”
“Tu hai mai fatto sesso con un altro uomo?”
“Che cazzo dici? Per chi mi hai preso? Certo che no! Ci mancherebbe. No, no, neppure ci penso”
“Perché? Metti il caso che non sia proprio un frocio, ma un uomo che per una volta ti dicesse di spiegargli come si fa sesso con le donne. Che ne so, faccio qualche esempio: come si fa a saper baciare senza nessuno che ti fa vedere come si fa? Magari non lo fai bene e la ragazza ride di te..”
“Tranquillo, se ride è perché la faccio gioire per come la bacio, non perché bacio in modo ridicolo”
“Tu sì ma, ecco, per esempio io che non ho mai baciato. Non so come chiedertelo ma tu me le daresti qualche lezione? “
“Lezione? In che senso?”
“Mi daresti un bacio come li dai alle donne? Solo per insegnarmi come si fa!”
Sentii Zi Berto muoversi bruscamente nel letto, forse si era alzato, anzi era balzato a sedere, e con voce da scandalizzato mi chiese:”Ho sentito bene? Puoi ripetere?”
Mi misi a sedere anch'io e, per nulla intimidito, anzi con molta naturalezza gli spiegai le mie intenzioni: “Senti, io di te mi fido e so che le cose le sai e le fai, però a parole non è che ti spieghi proprio bene. Io invece voglio imparare, perché voglio andare con le donne e far bella figura, ma sono imbranato. Mi dai una dimostrazione pratica di come si fa davvero? Per esempio metti che io sia una donna che non ti dice di no, mi dai un esempio pratico di come ti comporteresti? Di come dovrei comportarmi io con una donna?”
“Hai bevuto alcolici a cena, per caso? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?”
“Certo che mi rendo conto. Scusa se, come hai detto tu, ci sono uomini che fanno sesso tra loro, perché non facciamo qualcosa di simile pure noi? Solo per insegnarmi tecnicamente come si fa”
Zio esclamò “Tu sei frocio!”
“Ma no, come ti salta in mente. Esattamente il contrario. Eliana ha visto che non so fare bene certe cose e mi ha detto la stessa cosa, ma non sono frocio. Insegnami perché voglio che si ricreda. Dai, ti prego, che ti costa?”
Scesi dal letto, camminai nel buio verso il suo letto che raggiunsi con un paio di passi, tanto era vicino al mio. Avevo camminato con un braccio teso in avanti come chi avanza a tentoni e per questo toccai prima il suo corpo, seduto sul letto, che il suo letto. Lui subito afferrò il polso della mano con la quale l'avevo sfiorato. Io mi spaventai.
Invece zio disse: “Fai così allora. Prendi la sua mano con decisione, come sto facendo io con la tua e portala sul tuo pisello, così, come ora io porto la tua mano sul mio...”
Prima che lo dicesse la mia mano era già sul suo attributo. Sentii al tatto tanta roba sotto il tessuto degli slip ma , almeno la mia prima sensazione fu quella, piuttosto molliccia. Ma zio non si accontentò. Con l'altra mano sollevò lo slip, forse se li abbassò anche un pochettino e poi riportò la mia mano a toccare e, quasi con disgusto mi disse: “Potevi trovare un'altra scusa frocetto, se volevi toccarmi il cazzo, ma se ti piace farlo eccotelo, toccalo, togliti lo sfizio”
Provai a dire “Davvero è solo per imparare”
Lui, pronto. “Infatti ti sto solo insegnando, tu cambia parola e chiamala puttanella anziché frocetto e fai con lei come io sto facendo con te,..ti piace?”
Non stavo più imparando, stavo facendo esperienza: “Zi Berto, ma io non ce l'ho grande come il tuo” dissi sentendo la roba sotto la mia mano guizzare, farsi caldo, farsi duro, cambiare forma. Non più un mucchio molliccio, ma un cazzo ben delineato che prendeva consistenza e il piacere della mia mano era tantissimo. D'istinto accarezzai e strinsi delicatamente, estesi la carezza anche alle palle, poi riafferrai il cazzo, sempre più consistente, ormai quasi duro. Eliana non c'era più nei miei pensieri e dall'inconscio mi partì spontanea una domanda:”Zio, posso fartela una sega?”
“Certo, non è quello che stai già facendo?” nel rispondermi aveva messo una mano sulla mia schiena e, infilandola dall'elastico in vita, l'aveva spinta dentro i calzoni del pigiama, mi stava già palpeggiando le natiche. Non capii più niente. Mi sentii stordito da una marea di sensazioni piacevolissime. Il cazzo di zio ormai era durissimo ed il mio pistolino pure era duro, ma fui contento di essere al buio, mi sarei vergognato se Zi Berto avesse visto quanto piccolo era il mio attributo da circa undici-dodicenne rispetto al suo già da uomo adulto. Quello di zio sì che era un signor cazzo da prendere a piena mano. Non ce la facevo a cingerlo tanto era grosso, ed era anche lungo: non era sufficiente muovere solo la mano per segarlo, ma dovevo fare su e giù col braccio. Poi quella sua mano impertinente sulle mie natiche che carezzava, pizzicava, s'insinuava persino tra le due chiappette mi faceva letteralmente impazzire. Quando mi disse “Hai la pelle liscia come una femmina” mi sentii andare in estasi e gli dissi come se io fossi una puttana consumata: “ Questa notte sono femmina, per te, ma baciami però”
Ritrasse la mano dal mio sedere per usare entrambe le sue braccia: mi afferrò da sotto le ascelle e mi tirò sul suo letto con un gesto rapido, sicuro, da uomo forte. Mi sentii come un fuscello di paglia, sollevato prima e sbattuto sul letto, spalle sulle lenzuola e lui, zio, non so come avesse fatto, era già in ginocchio al mio fianco e freneticamente tirava via i calzoni del mio pigiama dicendo, come in delirio: spogliati cazzo, spogliati che te la faccio togliere io la voglia di essere femmina per una notte”
Era tutto bellissimo e pure precisai “Femmina no, io voglio essere io, restare quel che sono, tu trattami da femmina per insegnarmi, ma io sono maschio”
“No tu sei frocio e non mi dispiace. Vuoi imparare? T'insegno tutto”
Camminò a quattro zampe, con i gomiti e le ginocchia, avanzando su di me, sfiorandomi appena mentre si portava in avanti per offrire alla mia bocca il suo cazzo e dirmi “impara a leccare, impara che ti scopo in bocca”
Alcuni non ci crederanno ma io ero davvero giovane. Ignoravo persino che si potesse fare sesso orale; ero anche psicologicamente refrattario ad una tale possibilità. Per questo serrai le labbra. Lui prese la mia testa con una mano sotto al collo e disse: “Leccamelo che ti conviene, nel culo fa più male”
Mi sentii in grado di contrattare: “Te lo lecco se mi dai un bacio vero prima.”
Zi Berto mi chiamò “Zoccola” ma si distese su di me, il suo peso sul mio corpo fu cosa piacevolissima, e assecondò la mia richiesta, baciandomi davvero. Baciandomi con l'introduzione della lingua, travasando della saliva dalla sua bocca alla mia. Poi mi disse: “Adesso mi fai un pompino come si deve” ed io “Si, voglio proprio fartelo a regola d'arte, insegnami come.”
Lo zio si distese supino sul letto, al mio fianco, mi disse di chinarmi su di li e poi mi diede le istruzioni: passo, passo. “Lecca un poco la punta, ti piace il miele? Lecca pure tutta la cappella che ne esce ancora un poco e poi te lo lecchi di nuovo. Bravo, così. Adesso prova a infilartelo in bocca ma allarga bene, come se dovesi dire O e cantarlo forte . Ritira le labbra all'interno così eviti di farmi male con i denti. Ecco, così. Prova a prendere la cappella in bocca...o cazzo sì, se muovi anche la lingua come hai fatto adesso è perfetto. Riprova...o cazzo, ma allora li sai fare i bocchini, sei predisposto, dai, dai, che vai bene...”
Non so se fui bravo davvero quella prima volta. Di certo zio me lo fece credere. Più apprezzava la mia prestazione più io mi infervoravo e poi, non avrei mai immaginato che fosse così piacevole, esaltante, gustoso, sentirsi scopare ...tranne quando zio cercava di introdurne troppo e mi sentivo soffocare. Tra l'altro, mentre io facevo del mio meglio con la bocca inesperto, Zi Berto insisteva nel carezzarmi il culo e con le dita che bagnava spesso alla sua saliva giocherellava intorno al mio buchetto, ogni tanto cercava anche di infilarcene uno dentro, a volte qualche centimetro riuscì pure a mettercelo, ma poi istintivamente serravo il buco con una forte contrazione spontanea e lui desisteva arretrando ma perseverando nel dedicare molya attenzione anche a quella parte del mio corpo. Non mi sono neanche accorto quando, facendomi toccare il culo e riempire la bocca, avevo cominciato a toccare anche il mio pisello, durissimo come mai prima, anche più grande del solito, ma purtroppo sempre piccolino per poterlo offrire in pasto allo zio senza sfigurare. Però che voglia mi venne di farmelo ciucciare un poco anch'io da lui. Tanta, troppa. Al punto che mi fermai un attimo di lavorare di bocca il suo per dirgli “ Mi lecchi un poco anche tu?”
“Si dopo, adesso vai dritto senza fermarti che sto per godere. Dai, lecca e succhia, succhia...”
Il corpo di zio si irrigidì tutto, divenne duro come marmo, sollevò il bacino, sentii il suo cazzo già grande gonfiarsi e zac, mi spinse la testa per sottrarmelo proprio mentre spigionava rigogliosi fiotti di sperma che mi colpirono in piena faccia. Era sborra calda, cremosa. Mi toccai quasi a volermi detergere e mi impiastrai le mani. Zio sorrise. Lo vidi perché nel frattempo gli occhi si erano anche abituati al buio non proprio assoluto, grazie ad alcune infiltrazioni dalle persiane della luce dei lampioni sulla pubblica via di fronte alla casa.
Mi accarezzò, finendo con lo spalmare sulla faccia quella crema dall'odore acre e bagnandosi la parte terminale delle sue dita. Mi disse “Dammelo che te lo succhio”
Io avanzai, portai il mio pisellino alla sua bocca, me lo leccò davvero, anzi lo pompinò con foga mettendomi di nuovo la mano sul culo, anzi le dita bagnate del suo sperma sul buco. Questa volta spinse ed un dito entro tutto. Con l'altro braccio e la sua forza mi tenne fermo ed io sentii un gran bruciore ma allo stesso tempo, per la prima volta in vita mia sgorgò dal mio pisello un rivolo di sperma. La mia primizia. Lo zio Alberto non la risputò ma con un sorso la bevve.
Da quella volta non ho più avuto problemi ad andare con le donne. Mi sono sempre sentito preparato. Del resto non ho neanche mai smesso di esercitarmi con degli esperti maschi.
Da mio zio mi feci dare pochissime altre "lezioni" poi, stufo di sentirmi chiamare "frocetto" da lui decisi di dargli la prova che si sbagliava e che io ero più maschio di lui respingendolo ogni volta (e non furono poche) che mi chiedeva a volte a gesti, a volte esplicitamente di fare ancora quelle cose tra noi. I miei "no" a lui mi davano piacere perché mi risarcivamo per quel brutto appellativo che ormai mi dava abitualmente quando restavamo soli. Se non mi avesse più chiamato "frocetto" credo che saremmo stati amanti per molti anni ancora.
Il fatto è che quei "no" oltre la magra soddisfazione della "vendetta" mi obbligavano anche a privarmi di piaceri bellissimi e per questo da quando ho tenuto alla larga zi Berto, ad oggi che sono sposato, padre e prossimo nonno, sistematicamente ho rapporti intimi sia con mia moglie che con qualche maschietto. Inizialmente io volevo andare con le donne, ora mi piace andare anche con le donne.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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